[Foto: due donne siedono a una tomba comune delle vittime del massacro di Srebrenica - il dolore è sempre grande]
È un caldo pomeriggio. Scendo da un piccolo autobus nel centro di Srebrenica. La prima domanda è: dove alloggerò? L'hotel Domavija, in cui prima della guerra molti turisti passavano la notte, non esiste più. Ajla, mia compagna di viaggio, mi offre aiuto: "Ti porto da Suada. Ho alloggiato lì per tre mesi". Suada Sirucic mi accoglie come un membro della famiglia.
È una bella donna, ma il passato ha lasciato tracce sul suo viso - come in così tante persone qui. Questo passato è terribile: nel luglio 1995 più di 7000 musulmani bosniaci sono stati uccisi dall'esercito dei serbo-bosniaci. In confronto a molte altre comunità in Bosnia ed Erzegovina, Srebrenica era economicamente già molto sviluppata. Ma questo era prima del massacro di Srebrenica.
Suada mi serve il caffè. Poi comincia a raccontare: "i giovani probabilmente ritorneranno, ma come e dove?" Lei sa che nessuno vuole vivere qui. C'è poco lavoro e pochi investimenti. Le fabbriche sono state distrutte o chiuse. Suada ha sperimentato sulla propria pelle la perdita della speranza. Racconta: "Srebrenica è cambiata. Tutto è vuoto e questo vuoto uccide anche la speranza delle persone. Mio marito si è suicidato tre mesi fa.
È strano, penso, che in Srebrenica non ci sia un centro per la cura e il supporto psicologico delle vittime. Un tale aiuto sarebbe benvenuto da molte persone. Ma finché non ci sarà le persone di Srebrenica devono aiutarsi da sé. L'intera città è andata al funerale del marito di Suada. Suada ha l'impressione che le relazioni tra le comunità si siano normalizzati. Almeno nella sua famiglia: festeggia assieme ai vicini le feste cattoliche e islamiche. Forse è questo un nuovo inizio.
Testo originale: Deutsche Welle Top-Thema 16 luglio 2010
Leben in Srebrenica
1990 war Deutsche-Welle-Journalistin Ljiljana Pirolic zuletzt in Srebrenica.
- zuletzt: l'ultima volta
- die Tragödie, –n: das schlimme Ereignis
- der Völkermord, –e: der Mord an einer großen Gruppe von Menschen; das Genozid
- das Massaker, –: das Blutbad; das Töten von sehr vielen Menschen in kurzer Zeit
***
Es ist ein heißer Nachmittag. Im Zentrum von Srebrenica steige ich aus dem kleinen Bus.- aussteigen, ausstieg, ausgestiegen: scendere
- der/die Mitreisende, –: eine Person, mit der man zusammen reist
- empfangen (empfängst, empfängt), empfing, empfangen: accogliere
***
Sie ist eine schöne Frau, aber die Vergangenheit hat Spuren in ihrem Gesicht hinterlassen – wie bei so vielen Menschen hier.- Spuren im Gesicht hinterlassen: ein Erlebnis hat einen Menschen sichtbar beeinflusst
- bosnisch: den nördlichen Teil des Staates "Bosnien und Herzegowina" betreffend
- die Armee, –n: das Militär; die Soldaten
- im Vergleich zu: in confronto a
***
Suada serviert mir Kaffee. Dann fängt sie an zu erzählen: "Die junge Leuten würden wahrscheinlich zurückkommen, aber wie und wohin?" Sie versteht, dass niemand hier leben will. Es gibt keine Arbeit und keine Investitionen.- die Investition, –en: das Geld, das man ausgibt, um später einen Gewinn zu machen
- die Hoffnungslosigkeit: der Zustand, in dem ein Mensch keine Hoffnung hat
- etwas am eigenen Leib erfahren: etwas selbst erleben und darunter leiden
- sich umbringen, umbrachte, umgebracht: sich selbst töten
***
Es ist seltsam, denke ich, dass es in Srebrenica kein Zentrum für die psychologische Betreuung und Unterstützung der Opfer gibt.- die Betreuung _: cura
- etwas ist jemandem willkommen: jemand freut sich über etwas
- die Beerdigung, -en: funerale
- etwas sich normalisieren, normalisierte, normalisiert: etwas wieder unproblematisch werden
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