2711 pietre

Il memoriale (das Mahnmal, -e / Mahnmäler) dell'olocausto

E' un monumento (das Denkmal, Denkmäler) eccezionale: 2711 blocchi di cemento grigi, eretti in riga, nel centro di Berlino. Il memoriale dell'olocausto ricorda le vittime ebraiche del nazionalsocialismo - e causa generalmente discussioni. Cosa é permesso in tale luogo?

[Foto: due giovani donne su pilastri (der Pfeiler, –) di cemento, una terza salta da un pilastro all'altro]

Il memoriale dell'olocausto in centro a Berlino é un monumento. Ricorda l'assassinio degli ebrei europei a opera dei nazionalsocialisti. E' composto da 2711 pietre rettangolari, grigie, di diversa misura, che sono in fila, perpendicolari al terreno. Costituiscono strette (schmal) passaggi, nei quali ci si può passare solo singolarmente (allein). L'architetto americano Peter Eisenman si augura che ogni visitatore dia al memoriale dell'olocausto un suo proprio significato. Dunque rifiuta (ablehnen, ablehnte, abgelehnt) ogni interpretazione (die Deutung, -en) del suo monumento. Inoltre (dazu) ci sono differenti opinioni sul come i visitatori si debbano comportare (umgehen, umging, umgangen) con il monumento. Anche le guardie che badano al (aufpassen, aufpasste, aufgepasst auf) monumento riportano: mentre alcuni vanno per i passaggi, altri saltano sulle pietre. Alcuni vogliono prendere il sole (sich sonnen, sonnte, gesonnt), altri non voglio sedersi su nessuna di quelle.

NARRATORE:
Non é completamente sicuro (ungefährlich) sparire (abtauchen, abtauchte, abgetaucht) in questa opera d'arte (das Kunstwerk, -e). Gli stretti passaggi tra i blocchi di cemento a spigoli vivi (scharfkantig) sono correntemente (momentan) ghiacciati (vereist). E spesso si cammina dondolando (auf und ab). Ma questo non é proprio il posto in cui si può trovare un equilibrio (die Balance, -n). Al contrario. A un equilibrio ci si deve arrivare. Questo posto é un memoriale, che é stato realizzato dopo 17 anni di discussioni. E' il monumento per gli ebrei assassinati in Europa, le vittime dell'olocausto. Dal maggio 2005 é ormai un posto famoso: nel cuore della capitale tedesca, nel mezzo del quartiere governativo (das Regierungsviertel, -). 2711 pilastri in cemento paralleli, di diversa dimensione, torreggiano (ragen, ragte, geragt) in altezza, leggermente inclinati su una superficie di 19000 mq. I passaggi tra le pietre grige sono stretti. Così stretti che si può passarci solo singolarmente. Spesso si cerca di interpretare la costruzione. Le steli ricorderebbero lapidi ebraiche. Il loro color grigio potrebbe stare per le ceneri bruciate degli ebrei. Eppure l'architetto Peter Eisenman rifiuta ogni interpretazione. Chiama il memoriale un posto senza un significato (Place of no Meaning - einen Ort ohne bestimmte Bedeutung)

PETER EISENMAN (Architetto):
Non ero mai stato in un posto come questo. Questo porta direttamente al cuore della questione (auf den Punkt bringen). Non c'é nulla che possa essere confrontato con l'olocausto. E quando vi sia una relazione (die Beziehung, -en) tra l'olocausto e questo monumento, é che questo é incomparabile.

NARRATORE:
Eisenman vorrebbe che il visitatore imparasse dal (sich etwas aneignen, aneignete, aneignet) monumento: ci camminasse attraverso (durchlaufen, durchlief, durchgelaufen), se lo lasciasse crescere (besteigen, bestieg, bestiegen), ne prendesse possesso (in Besitz nehmen). Ed é anche proprio quello che fanno. Proprio come proprio non lo fanno. Due guardie fanno attenzione che (achten, achtete, geachtet auf) per quanto possibile (möglichst) nessuno salti sulle steli.

DETLEF BENTER (Guardia):
E' proprio - Dio non voglia, quello che Peter Eisenman ai tempi aveva come obiettivo (anstreben, anstrebte, angestrebt). Comunque qui si può anche saltare tra le steli, qui si può passeggiare. Era quello che lui voleva, certo. Ma non é nell'interesse della fondazione (die Stiftung, –en) e io penso che non sia nemmeno nell'interesse dei sopravvissuti (der/die Hinterbliebene, –n) o di chi ha vissuto quel tempo. Che sentono questo come un offesa (die Beleidigung, -en). Lo abbiamo sentito noi stessi parlandone.

NARRATORE:
In quasi nessun altro posto in Germania c'é un nuova costruzione così decisamente piena di significati e emozioni come qui. E questo sebbene, o forse anche proprio perché Eisenman non ha usato un chiaro simbolismo (die Symbolik _) alla superficie. La costruzione era e rimane un luogo di conforto.

ASTRID RÖWER-KRÜGER (Guardia):
Molti protestano (sich beschweren, beschwerte, beschwert) persino che qui sia troppo tranquillo. Inoltre molti dicono che vorrebbero più tranquillità. E molti non comprendono (einsehen, einsah, eingesehen) persino come qui sia lecito, che ci si possa anche solo sedere. Lo sentono persino proprio come un oltraggio (der Frevel, –). E inoltre altri dicono: "Già, perché non dovremmo prendere il sole qui?" E questo non é una cosa che sia mancata. E' l'umanità proprio così differente.

NARRATORE:
Ci si immerge in (eintauchen, eintauchte, eingetaucht in) questa città di cemento senza finestre per la prima volta , si può solo con difficoltà non lasciar influenzare dall'effetto estraniante (sich einer Sache entziehen, entzog, entzogen). Sebbene si veda sempre l'orizzonte, sembra davvero difficilmente raggiungibile. Le linee ondulate dei percorsi attraggono verso il terreno. Si perde il bilanciamento e si sentono voci. Ma da dove vengano, resta invisibile.

DETLEF BENTER:
Si ha proprio la sensazione, quando si va per il centro delle steli - questo sentimento da incubo (beklemmend) o questo tipo di labirinto - cosa arriva da destra cosa arriva da sinistra.

ASTRID RÖWER-KRÜGER:
E' vero, proprio, che non si sentono più i rumori della grande città (Großstadtlärm). E la gente che passeggia, già, che sparisce (verschwinden, verschwand, verschwunden), proprio, una volta giusto dietro l'angolo e magari riappare (auftauchen, auftauchte, aufgetaucht) o magari no. Forse al prossimo angolo camminano ancora sul percorso. Davvero, é proprio diverso.

NARRATORE:
Alla fine si é felici, quando si torna di nuovo fuori. Questa é probabilmente (wohl) la prima volta, che questa frase viene intesa come complimento per un'opera d'arte.
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Questa mia approssimativa traduzione vorrebbe aiutare la comprensione del Deutsche Welle Video-Thema del 29 gennaio 2009, adatto a chi abbia una buona conoscenza del tedesco. Oltre al video in formato mp4, é lì disponibile il testo originale su un documento pdf.

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