La Corea del Nord imprigiona giornaliste USA

Il Dipartimento di Stato americano dice che é profondamente preoccupato sul destino di due giornaliste americane che sono state dichiarate colpevoli in Corea del Nord di "atti ostili" verso il Paese. Sono state arrestate in marzo da guardie di confine della Corea del Nord.

Diplomatici americani dicono che stanno usando tutti i possibili canali affinché le due giornaliste siano rilasciate, ma il fatto é che non sarà semplice. Gli Stati Uniti e la Corea del Nord non hanno relazioni diplomatiche. Si scambiano messaggi per mezzo di diplomatici (officials) di Paesi terzi. Il leader nordcoreano, Kim Jong-il, ha richiesto colloqui diretti con gli Stati Uniti per anni, e potrebbe usare le due americane, Euna Lee e Laura Ling, come merce di scambio (bargaining chip) per cercare di ottenere vantaggi (to win concessions) da Washington.

Guardie del Nord hanno arrestato la coppia mentre stavano lavorando vicino al confine del Paese con la Cina il 17 marzo. Sono state ora considerate colpevoli di atti ostili (to convict of hostile acts) contro il Paese, e di essere entrati illegalmente nel Nord. Hanno di fronte a sè la prospettiva (to face the prospect) di essere mandati a uno dei campi per prigionieri del Nord. Il Dipartimento di Stato americano ha descritto le condizioni in questi istituti come "grevi" (harsh) e "tali da mettere a rischio la vita" (life-threatening).

Prima che il verdetto fosse emesso, il Segretario di Stato USA Hillary Clinton ha descritto le imputazioni (charge) contro le due donne come "senza fondamento" (baseless) e ha detto che si sarebbe dovuto permettere a loro di tornare a casa. Sta pensando di esplorare la possibilità di mandare un inviato (envoy) per cercare di ottenere il loro rilascio. Ci sono state delle voci non controllate (speculation) nei giorni scorsi secondo cui l'ex vice presidente USA Al Gore potrebbe andare a Pyongyang. E' il co-fondatore della azienda mediatica (media company) per cui le due donne lavorano.
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BBC Learning English World in the News del 8 giugno 2009.

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