Calciatrici col velo

Giocare a calcio col velo (das Kopftuch, Kopftücher)

Le donne non giocano a calcio - fino a pochi anni fa era ancora vero nei Paesi arabi. Ma ora è cambiato: le donne hanno una maggior consapevolezza di sé (selbstbewusst) e vanno ora anche sul campo di pallone (der Fußballplatz, Fußballplätze).

[Foto: una giovane ragazza con il velo calcia una palla; giocare a calcio - perché no?]

Da bambina giocava a calcio con i suoi fratelli, oggi Reema Mussa'ada, una giordana di 27 anni, è un membro della squadra nazionale femminile di calcio. La portiera (die Torhüterin, -nen) si ricorda ancora della sua fondazione (die Gründung, -en) nel 2005 e racconta: "all'inizio le persone in Giordania erano molto scettiche. Trovavano bizzarro (komisch) che donne giocassero a calcio.

Monika Staab, esperta di calcio femminile della FIFA, conosce i pregiudizi contro le calciatrici nel mondo arabo. Dal suo punto di vista (aus ihrer Sicht), lì le tradizioni culturali e religiose ostacolano (behindern, behinderte, behindert) lo sviluppo del calcio femminile. Monika Staab spiega: "i genitori dicono che il calcio è solo per i ragazzi e non per le ragazze".

Le ragazze appassionate di calcio (fußballbegeistert) subiscono molte minacce (die Drohung, -en) nei Paesi arabi, secondo Staab, e racconta un esempio: "quando giochi a calcio, non hai figli, e neanche marito". Staab ha ossevato anche problemi pratici. In Qatar, ad esempio, molte ragazze devono portare il velo (sich verschleiern, verschleierte, verschleiert). Perciò possono giocare solo in campi sportivi che non possano essere frequentati da uomini.

Monika Staab crede che il calcio femminile sia un buon modo per superare (überwinden, überwand, überwunden) pregiudizi nella società. E nel frattempo, così racconta Reema Mussa'ada, si è accettato nel suo Paese il fatto che anche le donne possano stare nel campo di calcio.

Testo originale: Deutsche Welle Top-Thema 19 ottobre 2010

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